L’aspetto naturale ed esteticamente piacevole di un sorriso naturale o ricostruito con protesi dentarie (es. corone o ponti in porcellana) è dovuto all’armonia esistente tra la componente gengivale (tessuti molli o gengiva) e la componente dentale (denti).
Il rapporto tra queste due componenti in una condizione di salute orale, che poi corrisponde a quella esteticamente più accattivante, prevede la presenza di propaggini o prolungamenti della gengiva tra i vari denti. Queste propaggini interdentali (tra i denti) si chiamano papille e conferiscono un aspetto festonato alla componente gengivale. Normalmente, in condizioni di salute parodontale (ovvero dei tessuti di supporto dei denti- gengiva,osso,legamento parodontale) la punta delle papille interdentali arriva fino al punto di contatto tra dente e dente obliterando completamente lo spazio interdentale.
L’assenza di papille interdentali in un sorriso è spesso segnale di una condizione patologica (infiammazione dei tessuti molli e duri, ovvero dell’osso alveolare) e determina comparsa di spazi neri tra i denti (“black holes”).
Gli spazi neri interdentali, oltre a deturpare il sorriso dal punto di vista estetico, creano diversi disagi al paziente:
La gengiva, e quindi anche le papille interdentali, non hanno una forma propria, ma assumono la forma e la configurazione dell’osso sottostante che rivestono. Quindi per avere un aspetto festonato della gengiva (presenza delle papille interdentali) è necessario che anche l’osso sottostante abbia un aspetto festonato, ovvero presenti dei picchi ossei interdentali.
Quando in situazioni patologiche (malattia parodontale o parodontite ) o in seguito a procedure iatrogene (es. chirurgia parodontale) l’osso si riassorbe , perde la festonatura e si appiattisce, e si retrae, anche la gengiva si appiattisce e si retrae perdendo la festonatura interdentale e quindi le papille. Il risultato è la comparsa di denti più lunghi del normale, scopertura delle radici dentali, e comparsa di spazi neri interdentali (black holes).
Le determinanti dell’altezza delle papille interdentali sono essenzialmente due:
Tra queste determinanti dell’altezza, l’osso sottostante gioca un ruolo fondamentale. Per questo motivo è essenziale cercare di prevenire il riassorbimento iatrogeno dei picchi ossei interdentali che si può verificare in seguito a diverse procedure odontoiatriche quali:
Attualmente non esistono nella letteratura scientifica odontoiatrica tecniche efficaci e ripetibili per il mantenimento dei picchi ossei interdentali e quindi delle papille, nonostante particolare enfasi venga riservata a questa tematica sia nelle pubblicazioni scientifiche che nelle comunicazioni orali presentate in congressi nazionali ed internazionali.
Alcuni Autori hanno suggerito sofisticate tecniche chirurgiche di conservazione o rigenerazione della papilla peraltro con scarso successo, altri la meticolosa conservazione dei picchi ossei attraverso procedure il più possibile atraumatiche, ed altri ancora suggeriscono di non interessare la papilla quando possibile nelle procedure operative per non creare riassorbimenti indesiderati. Nessuno ad oggi ha ipotizzato la conservazione dei picchi ossei interdentali, e quindi delle papille, mediante l’inserimento ed utilizzo di un materiale biocompatibile.
La sostituzione di un dente mancante mediante un impianto endosseo in titanio (radice artificiale che sostituisce quella di un dente naturale estratto) è una tecnica di successo resa possibile dall’alta compatibilità del titanio puro e delle sue leghe con il tessuto osseo.
Una volta inserito chirurgicamente, l’osso e l’impianto stabiliscono nei mesi seguenti un saldo contatto indiretto attraverso ossidi di titanio. Questo processo chiamato osteointegrazione conferisce stabilità all’impianto che può dunque essere ricostruito con una protesi artificiale (corona o capsula).
E’ noto che la presenza di impianti nei mascellari di pazienti che hanno perso i loro denti non solo permette di inserire nuovi denti artificiali ancorati all’osso, ma impedisce anche ulteriore riassorbimento osseo nel tempo, nei siti dove sono stati inseriti.
Questa importante caratteristica del titanio puro e delle sue leghe (e degli altri materiali biocompatibili) può essere sfruttata per impedire il riassorbimento dei picchi ossei interdentali.
Questa applicazione può essere estremamente utile specialmente, ma non solo, nelle seguenti situazioni cliniche:
La sistematica dei Picchi Interdentali Rinforzati con Titanio (Titanium Reinforced Interdental Peaks - T.R.I.P. System ) prevede l’inserimento chirurgico, nello spessore dell’osso interdentale, di barrette di qualsiasi materiale biocompatibile come ad esempio il titanio (puro o come lega).
L’inserimento chirurgico deve avvenire prima dell’esecuzione di procedure odontoiatriche che potrebbero causare il riassorbimento dei picchi ossei e conseguente perdita della papilla (estrazioni dentali; inserimento di impianti endossei; chirurgia parodontale).
La barretta in materiale biocompatibile nei mesi successivi all’inserimento subirà il processo di osteointegrazione preservando così nel tempo l’altezza originaria del picco osseo interdentale.
Una volta completato il processo di osteointegrazione delle barrette biocompatibili sarà possibile procedere con la terapia odontoiatrica programmata in precedenza, come ad esempio estrazioni dentarie, senza correre il rischio di riassorbimento dei picchi ossei interdentali, e quindi delle papille.
Le dimensioni della barretta possono variare in base alle dimensioni dei picchi che la devono accogliere. Il prototipo ad oggi utilizzato ha le seguenti dimensioni: 0,7 x 1 x 5 mm.
Lunghezza, spessore , altezza possono tutte variare in base alle indicazioni.
Il materiale di cui è composta la barretta può essere, ad esempio, ma non solo:
La superficie della barretta può avere qualsiasi geometria o trattamento, come ad esempio ma non solo:
La sezione della barretta può assumere qualsiasi forma, come ad esempio, ma non solo:
Il profilo della barretta può assumere qualsiasi forma, come ad esempio, ma non solo:
I bordi possono essere ad esempio, ma non solo:
In linea di massima lo strumentario per l’inserimento chirurgico delle barrette prevede: